Marco è un
uomo intelligente, di buona cultura ma molto sofferente ,
prigioniero di una rabbia devastante : la sua storia d'
amore è finita , dal suo rapporto è nato un bimbo ( poco
dopo la morte della propria madre).Il suo lutto , vissuto in
solitudine, lo isola dalla sua nuova famiglia e non riesce
ad elaborarlo , è apatico, partecipa poco alle quotidianità
, sente distante la sua compagna che si dedica al
piccolo.Dopo un periodo di tentativi da parte di lei, che
cerca , a su modo, di coinvolgerlo, il rapporto si avvia
verso la fine.Marco rimane solo ,la sua compagna torna nella
casa materna con il bambino.Inizia una lotta senza fine, M.l'accusa
di non aver risposto nel modo giusto al suo dolore
(diventata depressione), reclama il bambino che , ancora
piccolo,1 anno e 6 mesi, è legato alla mamma.M. ha delle
idee ben precise sul rapporto di coppia che non può e non
deve finire, è un impegno per la vita sopratutto se c'è un
bambino; non accetta la conclusione e non capisce , pur
riconoscendo i suoi "erroril" e la sua "assenza", le
emozioni dell'altra.Pur potendo vedere il bambino,rivendica
continuamente il suo ruolo di padre a tempo pieno,
sottolinea la superficialitè della compagna che, a sua
volta, lo accusa di trasmettere al piccolo il suo dolore e
di "usarlo" come mezzo per riallacciare i rapporti
interrotti.Il piccolo appare disturbato, ansioso, e cresce
cosi' fino ai 3 anni.La mamma non concede a M. di tenere il
bimbo troppo a lungo nei fine settimana , riscontra al suo
rientro problemi di sonno, agitazione.M. porta il bambino
nei luoghi che gli ricordano i momenti felici con la sua
donna e gli "passa"il suo rammarico per quel che poteva
ancora esserci.Il suo atteggiamento è rigido e continua a
ripetere ,nei tentativi di mediazione ,che un rapporto di
coppia è indelebile; è lontano dai discorsi che riguardano
il benessere di suo figlio ,pur amandolo. Imputa il
malessere del piccolo alla separazione e traspare , in modo
chiaro, il suo bisogno di essere ancora accolto da lei.Il
suo occhio "puntato" su quell'amore di cui non sopporta la
fine, lo distoglie da ogni altro sentimento.Marco non
distingue se stesso, le sue emozioni, il suo dolore da quel
bambino , troppo piccolo per difendersi, troppo piccolo per
capire!M. ha difficoltà di elaborare i distacchi , anche se
inconsapevolmente provocati.M. ha bisogno di sviluppare la
sua intelligenza emotiva, di comprendere meglio se stesso,
solo così potrà evitare fallimenti futuri ed evitare disagi
al proprio figlio.Molte sono le storie che assomigliano sia
al femminile che al maschile; i bambini sono spesso pretesto
e strumenti per esprimere difficoltà emotive che sono
proprie e che necessitano di essere prese in considerazione
per evitare di tramandare ferite, di creare altre
"vittime"inconsapevoli di meccanismi stritolanti!
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